La mia vita by Nikola Tesla

La mia vita by Nikola Tesla

autore:Nikola Tesla [Tesla, Nikola]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Garzanti
pubblicato: 2023-04-27T22:00:00+00:00


4.

LA SCOPERTA DELLA BOBINA DI TESLA E DEL TRASFORMATORE

Per qualche tempo, mi sono dato interamente all’intenso piacere di immaginare macchine e inventare nuovi modelli. Era uno stato mentale di appagamento quasi totale, come mai ne ho provati in vita mia. Il flusso delle idee era costante e l’unica difficoltà era quella di afferrarle. I componenti che immaginavo erano per me perfettamente reali e concreti anche nei più minuti dettagli e segni di usura. In particolare, mi divertivo a immaginare i motori in funzione, perché in quel modo presentavano alla mente uno spettacolo ancor più affascinante.

Quando l’inclinazione naturale si trasforma in desiderio appassionato, i progressi verso il traguardo sono rapidissimi. In meno di due mesi sviluppai virtualmente tutte le modifiche ai motori dei vari sistemi che oggi portano il mio nome. Fu forse provvidenziale che le necessità della vita imponessero una temporanea battuta d’arresto a quel costante lavorio mentale. Giunsi a Budapest spinto da una precipitosa relazione sulla compagnia dei telefoni e, ironia della sorte, dovetti accettare un impiego come progettista proprio all’ufficio telegrafico centrale del governo ungherese, a fronte di un salario che considero un mio diritto non rivelare. Per fortuna, mi guadagnai ben presto l’attenzione dell’ispettore capo e fui poi destinato all’ufficio calcoli, progetti e stime sulle nuove installazioni. Quando poi fu avviato il servizio telefonico, mantenni le stesse mansioni. Le conoscenze teoriche e pratiche che acquisii in quel periodo furono molto importanti ed ebbi anche l’occasione di mettere a frutto le mie abilità inventive. Apportai numerose migliorie all’impianto della stazione centrale e perfezionai un ripetitore/amplificatore telefonico che non fu mai brevettato o descritto pubblicamente, ma che ancora oggi potrebbe senz’altro essermi attribuito. Come riconoscimento per la mia efficiente assistenza, il direttore dei lavori, il signor Puskas, nel lasciare il suo posto di lavoro a Budapest mi offrì di seguirlo a Parigi, proposta che accettai con gioia.

Non potrò mai dimenticare l’effetto che quella magica città ebbe sul mio spirito.

Per diversi giorni, dopo il mio arrivo, vagai per le strade in preda allo sbigottimento della novità. Le attrazioni erano numerose e irresistibili, ragion per cui – ahimè – spendevo il mio stipendio non appena lo ricevevo. Quando il signor Puskas mi chiese come mi trovassi nel nuovo ambiente, riassunsi la situazione con la massima accuratezza: «Gli ultimi ventinove giorni del mese sono i più duri!». Conducevo una vita assai faticosa in quello che oggi verrebbe definito stile rooseveltiano. Ogni mattina, incurante del tempo, mi recavo da boulevard Saint-Marcel, dove risiedevo, fino a uno stabilimento balneare lungo la Senna, mi tuffavo nell’acqua e percorrevo ventisette giri del circuito; di qui camminavo un’ora per raggiungere Ivry, dove si trovava la sede dell’azienda. Lì consumavo una colazione da taglialegna alle sette e mezzo e poi attendevo con ansia l’ora di pranzo, occupandomi di questioni spinose per conto del signor Charles Batchellor, direttore dei lavori, che era intimo amico e assistente di Edison. In quel periodo fui messo in contatto con alcuni cittadini americani, che mi presero subito a benvolere per la mia padronanza del… biliardo! Spiegai loro la mia invenzione e uno di quegli uomini, il signor D.



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